FIESA al Ministro Lollobrigida: “Trasmissione RAI lesiva della correttezza degli operatori della filiera carni equine”

Gentile Ministro,

in questo mesi abbiamo apprezzato molto alcune sue dichiarazioni in difesa della tradizione e della bontà del cibo italiano. Oggi queste sono nuovamente sotto attacco. La richiesta di chiarezza e trasparenza sulle etichette dei prodotti alimentari ed una tracciabilità completa ed inequivocabile è sempre più una domanda dei consumatori italiani ed europei e un obiettivo prioritario degli operatori della filiera carni. Soprattutto nel nostro paese. È la stessa richiesta che il Gruppo italiano carni equine aderente alla Fiesa Confesercenti rivolge da anni al Ministero della Salute italiano, avendo invocato l’anagrafe equina unica, il passaporto europeo, un sistema di tracciabilità certo e inamovibile, con sanzioni importanti per i trasgressori.

Su questa esigenza, in cima alle richieste della nostra categoria, però non si possono costruire campagne denigratorie e lesive dei legittimi interessi degli operatori economici della filiera. Infatti, una cosa è chiedere sicurezza alimentare e trasparenza della filiera altra cosa è chiedere di non consumare carne equina che equivale a negare la storia non solo gastronomica del nostro paese, che nella carne equina ha solide radici e importanti presidi territoriali.

Ed invece nel ciclo di trasmissioni denominate “Indovina chi viene a cena-Il Cavallo di Troia” -andata in onda il 27 aprile us su Rai 3, il programma è andato oltre la notizia e fornito informazioni scorrette.
La puntata in oggetto, infatti, oltre a dare informazioni e a denunciare le pratiche e i traffici illegali di sostanze animali e a richiamare l’attenzione delle autorità italiane ed europee, cosa assolutamente condivisibile, e che ha fatto anche la nostra Federazione in questi anni, ha poi fornito indicazioni ideologiche e politiche che dovrebbero essere estranee ad un programma di informazione oggettiva mandate sul servizio pubblico radio televisivo pagato da tutti i cittadini italiani.

I redattori, con salti ideologici animalisti di stampo propagandistico, hanno tratto da pratiche illegali, che vanno contrastate in tutte le sedi e con tutti i mezzi, indicazioni sui consumi di carni equine e non solo, contravvenendo agli usi e tradizioni del popolo italiano e alla legislazione nazionale e comunitaria.
Confondere i cittadini denunciando maltrattamenti per poi invocare la messa al bando della carne equina, ma non solo, non è corretto. Si tratta di questioni diverse che vanno affrontate su piani diversi.
Vogliamo affermare che come non sono ammissibili il maltrattamento degli animali, lo sfruttamento intensivo, le pratiche illegali finalizzate alla intensità produttiva, la violazione delle norme in materia di etichettatura e tracciabilità così non è corretto trarne, o indurre i cittadini a trarne, conclusioni contro il consumo di carni. Oggi si parla di carni equine e suine come ieri si parlava di carni ovi caprine e bovine per poi giungere alle carni avicunicole. Riteniamo che non si possa nascondere l’ideologia animalista o vegetariana dietro pratiche scorrette che vanno combattute e contrastate in quanto tali, in tutti i modi, senza se e senza ma. Né possono valere, ai fini del consumo, considerazioni ancora più diverse che pure sono state fatte, come: il contrasto ai cambiamenti climatici, la tutela dell’eco sistema, la domanda globale di cibo e carni da qui ai prossimi anni, la deforestazione, l’utilizzo di fonti fossili. Sono tutti temi di grande importanza ma che esulano dalla sana alimentazione e dalla sicurezza alimentare. Non si possono confondere e non si può mettere insieme suini ed equini da una parte e petrolio dall’altra. Così si alimenta la confusione e la non soluzione alle questioni.

Il mondo non si ferma perché c’è l’illegalità. Il mondo va avanti, deve andare avanti, perseguendo il progresso scientifico e tecnologico e combattendo l’illegalità. È quello che deve essere perseguito anche nell’agricoltura e nella zootecnia come nell’industria e nella distribuzione agro alimentare, valorizzando i prodotti agro-alimentari e il loro consumo attento e consapevole.
Questo occorrerebbe trasmettere ai consumatori, invece di fare terrorismo psicologico nei confronti di coloro che mangiano carne. Pratiche scorrette e traffici illegali non possono essere usati come argomenti per condannare il consumo delle carni. La trasmissione in oggetto invece ha messo insieme argomenti importanti- che vanno affrontati seriamente e nelle sedi opportune- per affermare
una tesi preconcetta: vietare e limitare l’uso di carni nei regimi alimentari, senza contraddittorio.
Onorevole Ministro, nell’ evidenziarle che ci farebbe molto piacere poterla incontrare e illustrarle la cura e la professionalità dei nostri operatori economici, ci preme assicurarle che non chiediamo censure, ma una informazione libera e corretta, plurale, che metta di fronte le diverse tesi e gli attori delle filiere. Avremmo potuto dire che in Italia il benessere animale, dalle stalle al trasporto, e la sicurezza alimentare sono garantiti lungo tutta la filiera e gli operatori sono molto seri e stanno molto attenti all’osservanza delle regole, garantite da un servizio di vigilanza con il numero di veterinari pubblici più alto d’Europa e nuclei di polizia sanitaria molto preparata. Sono elementi di garanzia per un consumo sicuro di tutte le carni e banche dati efficienti.
Alla luce di quanto evidenziato le chiediamo di attivare le iniziative più opportune, nelle sedi più pertinenti, per la corretta informazione e la salvaguardia di quel grande patrimonio economico, umano e professionale della filiera carni e dei suoi operatori.

Con cordialità.

Il Presidente Nazionale Il Presidente Gruppo italiano Carni equine
Mario Rossoni