Equidi, Fiesa Assomacellai boccia la bozza di decreto e il manuale operativo dell’anagrafe

Dura presa di posizione di Fiesa Assomacellai e Gruppo italiano carni equine in riferimento all’ultima versione delle bozze di decreto e manuale operativo per l’anagrafe degli equidi.
In una nota al Ministero l’Associazione contesta la proposta di decreto in quanto è palesemente viziata da ulteriori complicazioni, non introduce dei sostanziali cambiamenti, aumenta gli organismi previsti, non  risolve né  chiarisce la questione  dei costi relativi alle varie operazioni di identificazione che rimangono indefinite e certamente costituiranno un aggravio ulteriore per gli allevatori di razze agricole.
Questo in sintesi il giudizio che il Presidente del Gruppo italiano carni equine Mario Rossoni ha tracciato nella nota recapitata agli uffici competenti del Ministero della Salute. Nella nota Rossoni aggiunge che “permane la disastrosa ed inapplicabile procedura della “fascetta” per i puledri da macello e il ruolo dei servizi veterinari, garanzia del sistema, sembrerebbe persino molto ridotto. Con la bozza resa nota sembrerebbe che si stia allestendo una norma ancora più complessa, burocratica e, probabilmente, più costosa di quella attuale.”
A margine della nota inviata il Presidente Rossoni ha commentato l’attuale fase del settore, osservando che “Dopo anni di incontri e riunioni, di proposte e convegni, la proposta pervenuta è di quelle che ti fanno sentire come il contadino che dopo tanta fatica per mantenere e mungere le proprie mucche si vede rovesciare il secchio del latte a terra da qualcun altro. La composizione di tanti interessi non può risolversi in un ulteriore aggravio per gli operatori né lasciare in sospeso le questioni poste come urgenti per anni. In questo modo si perpetuano i danni a tutta la filiera con un articolato lungo e complesso e talvolta contraddittorio. A burocrazia si risponde con più burocrazia, il contrario di quello che chiedono gli operatori, alimentando quella sfiducia nelle istituzioni nazionali, tanto che diversi attori della filiera si sono rivolti direttamente alle istituzioni europee. Viene da chiedersi se questo paese è in grado di produrre le riforme necessarie…ciò alimenta il senso di sfiducia proprio quando a livello comunitario sembrerebbero maturare alcune condizioni favorevoli.
Certo vantiamo il miglior servizio veterinario, autentico presidio della sicurezza animale e alimentare nel nostro paese; ma dobbiamo fornirgli gli strumenti operativi, semplici e lineari, per poter operare con efficacia. Invece ci sembra che non si semplifichi il numero dei soggetti/organismi emittenti, il che dal nostro punto di vista non aiuta il governo e la razionalizzazione del settore.”