Osservazioni ed emendamenti proposti da Confesercenti sul bilancio dello Stato Italiano

Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020
OSSERVAZIONI ED EMENDAMENTI PROPOSTI DA CONFESERCENTI

Legge di Bilancio – qualche appunto sulle misure note
Il giudizio sulla legge di bilancio, da parte nostra, non può che essere articolato: allo stato attuale prevede infatti alcuni interventi molto positivi per il mondo che rappresentiamo – in primis il congelamento dell’IVA – ma anche sgradite sorprese.
IVA La misura di sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, sebbene limitata al solo 2018, è particolarmente importante. Le imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, soprattutto quelle minori, avrebbero avuto difficoltà ad assorbire l’incremento previsto delle aliquote IVA, come sono stati costretti a fare per ben due volte, nel 2011 e nel 2013. Il risultato sarebbe stato con ogni probabilità un aumento dei prezzi di vendita, con le ovvie conseguenze sulle vendite – ancora in stallo – sul potere d’acquisto degli italiani.
Consentire il riporto delle perdite per le imprese che adottano il “regime di cassa”. Nell’ambito della riforma della tassazione delle imprese personali, oltre all’introduzione dell’IRI, è stata prevista la tassazione per cassa dei soggetti in contabilità semplificata. Nel regime di cassa, introdotto nel nostro sistema fiscale a partire dal 1° gennaio 2017, non è consentito, però, il riporto delle perdite maturate in costanza di regime.
Proroga del blocco degli aumenti dei tributi locali per il 2018 (art. 6). Al fine di contenere anche per l’anno 2018 il livello complessivo della pressione tributaria, bene la proroga del blocco degli aumenti dei tributi e delle addizionali attribuiti alle Regioni e agli enti locali.
Credito imposta per il Sud L’autorizzazione di spesa relativa al credito di imposta è sì stata aumentata di 300 milioni di euro (200 per il 2018 e 100 per il 2019) ma rimane concessa ancora alle sole imprese che effettuano l’acquisizione di beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive. Siamo convinti che si debba estendere anche al mondo del commercio, della ricettività e dei servizi, per rilanciare un territorio con un potenziale turistico tra i più elevati d’Europa.
Lavoro e IRAP La decontribuzione per i giovani è incontestabile, ma la limitazione basata sull’età, per quanto utile a contrastare il blocco all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro creato dall’innalzamento dell’età pensionabile, crea una frattura generazionale. Nulla si è mosso, invece, sulla questione dell’IRAP per i lavoratori stagionali del turismo. Dopo l’introduzione della possibilità di deduzione parziale del costo del lavoro introdotta per il 2016, ci aspettiamo un taglio dell’IRAP in tutto e per tutto identico a quello riservato ai dipendenti non stagionali del settore.
Aumentare la franchigia IRAP per le piccole imprese. Va previsto un ulteriore adeguamento della franchigia IRAP attualmente spettante alle piccole imprese, elevando l’importo da 13.000 euro a 15.000 euro. In tal modo , seppur indirettamente, le attività di ridottissime dimensioni verrebbero, di fatto, esentate dal tributo.
Cedolare secca Dopo anni di incertezza, la legge di bilancio sistematizza anche la cedolare secca per gli alloggi a canone calmierato. Purtroppo, in questo caso, si è persa nuovamente l’occasione di estendere la cedolare anche agli affitti commerciali. Una misura che chiediamo da tempo e per cui insisteremo con forza, vista anche la modesta entità dell’investimento necessario e il fatto che sia stata estesa anche agli affitti brevi, sdoganandone così di fatto l’utilizzo a fini economici. Il vantaggio sarebbe anche per l’erario, visto il provato valore nell’emersione del nero.
Impresa 4.0 Da questo fronte, purtroppo, non arrivano buone notizie. Il progetto di sostegno all’innovazione, che riteniamo necessario per il sostegno ed il rilancio delle nostre piccole imprese, continua a rivelare la sua natura industriale. La trasformazione da Industria 4.0 a Impresa 4.0 rimane solo uno slogan, e la legge di bilancio introduce misure per la formazione a solo vantaggio dei dipendenti, tagliando fuori così imprenditori e lavoratori autonomi. Un errore macroscopico pensando alle oltre 2 milioni di imprese individuali, senza dipendenti. Non si modernizza l’impresa se non si favorisce la formazione dell’imprenditore.
Internazionalizzazione imprese Lo stesso vizio di fondo – un pendant per l’industria – inficia anche il valore degli interventi per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese. Abbiamo rimarcato al Ministro Calenda, in occasione della cabina di regia, la necessità di un rilancio attraverso una maggiore attenzione e un sistema di promozione espressamente dedicato ai mondi imprenditoriali da noi rappresentati: auspichiamo un programma da hoc, con apposito stanziamento, per l’internalizzazione dei servizi (turismo, logistica, audiovisivo), un nostro maggiore coinvolgimento nel settore agroalimentare, ma anche uno spazio per promuovere l’internalizzazione del sistema di Franchising italiano, dove già operano Franchisor che guardano ai mercati internazionali con sempre maggiore interesse.
Pensioni Deludente è anche l’intervento sulle pensioni. La previdenza continua ad avere un ruolo centrale nel dibattito pubblico, ma non possiamo che essere delusi per l’ennesimo innalzamento dell’età pensionabile. In questi sei anni terribili, il blocco della rivalutazione ha portato ad una perdita secca del valore delle pensioni vicine al 3% per quelle da 1.000 euro lordi e oltre il 4% per quelle da 1.500. Stiamo dunque parlando di assegni molto bassi. Rimane oltretutto da notare che il bilancio della dinamica del potere d’acquisto, se fosse pesato per la popolazione più anziana, sarebbe ancora peggiore. Il costo della vita è infatti aumentato per i farmaci di nuova generazione, per i servizi sanitari in gran
4 parte privati, costi del ticket e superticket, assistenza domiciliare, badanti e altro. Per l’aumento dei prodotti alimentari maggiormente in uso per i pensionati e quello dei fitti degli appartamenti. Un problema che, per i commercianti, si somma a quello degli esodati: centinaia, forse migliaia, di imprenditori che hanno rottamato la licenza e, per un contrasto di normative tra INPS e Camere di Commercio, si trova senza pensione e senza lavoro. In Italia ci sono infatti moltissimi commercianti che si sono visti negare, per una questione di tempistica, il diritto ad accedere al prepensionamento attraverso la rottamazione della licenza, nonostante si continui a pagare una percentuale aggiuntiva dello 0,09% sui contributi previdenziali. Si tratta di un problema gigantesco, che riguarda una platea potenziale di migliaia di imprenditori, e che nasce da una confusione normativa: i tempi indicati per la richiesta di accesso al beneficio non corrispondono a quelli concessi dalle camere di commercio per la chiusura dell’attività. Basterebbe una norma specifica ed il problema sarebbe risolto
Proroga delle agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica, le ristrutturazioni edilizie ed il
“bonus mobili” (art. 3) Bene la proroga, anche per il 2018, nelle medesime misure del 50% delle agevolazioni fiscali relative agli interventi di ristrutturazione edilizia, compreso il “bonus mobili” mentre va evidenziato come la riduzione della detrazione dal 65% al 50% per alcuni interventi di riqualificazione possa compromettere gli effetti positivi che questi benefici fiscali hanno avuto negli ultimi anni.
Bonus cultura Positivo, invece, il rinnovo del Bonus Cultura. Un provvedimento di cui hanno beneficiato soprattutto librerie e cartolibrerie.
Contrasto all’evasione Le cosiddette misure per il contrasto all’evasione sono ancora piuttosto indefinite. Da un lato siamo sollevati dall’assenza di interventi sanzionatori sul POS, che riteniamo insostenibili ed ingiusti, addirittura lesivi della libertà di impresa. Dall’altro siamo scettici sull’estensione della precompilata telematica anche alle partite IVA. Visto il grave caos dello spesometro è legittimo attendersi un altro anno di confusione. Oltre a questo, come misura per il contrasto all’evasione, si prevede un’ulteriore estensione – a tutte le controllate della P.A. – dello split payment, il meccanismo che obbliga il committente di un bene a pagare direttamente l’IVA all’erario piuttosto che al fornitore. Un drenaggio di liquidità che non è una vera imposta, ma che mette in difficoltà le imprese.
Fisco Qui arrivano le note dolenti. Doveva esser una manovra ‘senza tasse’, come ha promesso il Governo, ma è evidente che si sia alla ricerca di risorse mancanti. In primis con il differimento dell’IRI, che è una vera mazzata per le imprese, in particolare quelle più piccole. stabilisce infatti il rinvio – di un anno – dell’introduzione dell’IRI, l’imposta sul reddito di impresa. Una novità –introdotta con la scorsa legge di bilancio per l’anno di imposta 2018, che avrebbe permesso a imprese individuali, autonomi e società di persone in contabilità ordinaria di poter optare per la tassazione separata del reddito imprese, pagando solo un’aliquota del 24% – proprio come quella dell’Ires – sugli utili lasciati in azienda, e tassando progressivamente attraverso l’Irpef i soli redditi dell’imprenditore
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Credito Qui un grande vuoto. Occorre finanziare i fondi interconsortili di garanzia (art. 24 decreto legislativo 114/98) per il sostegno al credito delle MPMI, affidando ai Confidi che hanno dimostrato di svolgere un ruolo particolarmente efficace proprio a favore delle MPMI anche da parte delle imprese operanti in agricoltura e pesca. La legge di riforma della CCIAA esclude la possibilità di accedere ai contributi destinati da queste per il sostegno al credito ai consorzi Fidi. Un “vulnus” da correggere. Sarebbe poi di grande giovamento l’introduzione di una norma che permettesse al sistema dei Confidi l’estinzione dei debiti pregressi insoluti delle MPMI verso gli istituti di credito.
Baby sitting e servizi per l’infanzia E’ prevista una disparità di trattamento a danno delle lavoratrici autonome o imprenditrici . Una incomprensibile differenziazione che deve essere colmata.
Turismo Il settore economico turismo, con incremento del 3,2% dei flussi domestici e del 5% circa di quelli internazionali rispetto a un 2016 già favorevole, è stato uno dei protagonisti principali della crescita al di sopra delle previsioni del PIL nazionale nonché della creazione dei 950.000 nuovi posti di lavoro registrata in Italia da maggio 2013. Ciò nonostante la struttura della Legge di bilancio 2018 non riserva al settore interventi dedicati. Una dicotomia che appare ancora più evidente alla luce dei contenuti del Piano strategico di sviluppo del turismo 2017-2022, approvato dalla Conferenza Stato Regioni il 15 settembre 2016 e dal Consiglio dei Ministri il 17 febbraio 2017.