Confesercenti E.R.: continua il trend negativo per le PMI imprese nella nostra regione

E’ la crisi economica con la sua ricaduta sulle piccole e medie imprese della nostra regione che preoccupa la Giunta e la Presidenza regionale Confesercenti Emilia Romagna che si sono riunite stamattina in forma congiunta per discutere di numerosi argomenti. Gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio Confesercenti relativi ai primi otto mesi del 2013 non confortano quei commercianti che speravano in una ripresa economica a breve termine.

Nella nostra regione, tra iscrizioni e cessazioni, sono infatti 1365 le attività che hanno chiuso i battenti: 873 quelle di commercio al dettaglio, 400 le attività di alloggio e ristorazione, e 92 quelle ambulanti.

 “L’unico dato stabile nel nostro Paese sembra essere quello relativo alle attività commerciali che continuano a chiudere – spiega il direttore di Confesercenti Emilia Romagna Stefano Bollettinari. Le iscrizioni alle Camere di Commercio nei primi otto mesi sono state 2701, le cessazioni 4066 per un totale di 1365 chiusure: un dato veramente inaccettabile per il tessuto imprenditoriale di una regione come la nostra la cui ricchezza è contraddistinta soprattutto dalle piccole e medie imprese; di fronte a questa drammatica situazione, servono soprattutto, a livello nazionale, azioni immediate di grande respiro commisurate alla situazione d’emergenza in cui ci troviamo. Anche se il trend delle cessazioni delle imprese del commercio al dettaglio sembra lievemente rallentare rispetto a inizio anno- continua Bollettinari – il risultato dei primi otto mesi del 2013 registra ancora dati particolarmente pesanti, cui si somma il preoccupante andamento anche del comparto ricettività, ristorazione e bar che, dopo parecchi anni in cui ha svolto un ruolo di ammortizzatore occupazionale comincia ad evidenziare un numero sempre più elevato di imprese che chiudono i battenti, con un turn-over così accentuato che brucia risorse e investimenti”.

“Per il presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzoni finché chi ci governa non si rende conto che la disattenzione alla situazione delle PMI non aiuta la ripresa economica, ma semmai la aggrava, con preoccupanti ricadute anche sul piano sociale, è difficile nutrire la speranza di vedere un’inversione di tendenza.

Invece di studiare interventi strutturali per la riduzione del cuneo fiscale, per facilitare l’accesso al credito, per facilitare l’entrata nel mondo del lavoro, si aumenta l’Iva creando una pressione fiscale che non fa che depauperare ulteriormente il portafoglio dei consumatori. I dati forniti dall’Osservatorio sono anche il segno coloro che avrebbero voglia di rischiare mettendosi in proprio con un’attività, vengono continuamente scoraggiati. Il futuro così, diventa sempre più nero per la nostra economia e non si vedono all’orizzonte segnali apprezzabili di controtendenza.”